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Il rovescio della medaglia (?)

Il rovescio della medaglia (?)

Måneskin (Damiano)L’Italia incassa la terza vittoria di Eurovision in tutta la storia del festival e di cosa hanno discusso i principali canali di comunicazione di tutto il mondo? Della presunta assunzione di droga da parte del cantante in diretta mondiale. Facciamo un passo indietro per spiegare in modo dettagliato la vicenda.

All’Eurovision Song Contest 2021, svoltosi sabato 22 maggio, la band italiana Måneskin si è aggiudicata il primo posto della classifica.
Måneskin – che in danese, lingua madre della bassista Victoria, significa “chiaro di luna” – è un gruppo musicale italiano formatosi a Roma nel 2016 e composto da Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio.
Dopo un periodo di musica busker, i giovani artisti hanno raggiunto la fama nel 2017 in seguito alla loro partecipazione all’undicesima edizione di X Factor. Grazie a questo programma hanno firmato un contratto con la casa discografica Sony Music, sebbene si siano classificati secondi.
Nel 2021 hanno vinto il Festival della Canzone di Sanremo con il tema Zitti e buoni, venendo scelti come rappresentanti dell’Italia per l’Eurovision Song Contest 2021, svoltosi a Rotterdam, Olanda, che hanno poi vinto con 524 punti, 25 punti in più rispetto alla seconda classificata, la Francia.
La proclamazione della loro vittoria, che riporta il premio in Italia dopo trentun anni, è accompagnata da varie e differenti polemiche. Innanzitutto, un post su Instagram di un magazine francese, Paris Match, punta il dito contro Damiano, il frontman della band, accusandolo di aver assunto cocaina in diretta televisiva con la complicità degli altri componenti della band.
Una storia obsoleta, grottesca, ai limiti del tragicomico. Una storia che mette in mostra la collettiva dipendenza dall’instancabile macchina del fango mediatica, priva di oggettività e intrisa di una visione del mondo superficiale, che punta solo alla ricerca dello scandalo, del lugubre, di una persona da mettere alla gogna per il tempo necessario a trovarne una sostituta adeguata per le prime pagine di magazine populisti.

Måneskin

Vengo assalita da spasmi di ripugnanza pensando al fatto che questo polverone è stato sollevato sulla base di un’ipocrita attitudine perbenista: la cocaina è sulla bocca di tutti (e nel naso di troppi) e risulta quasi una banalità diffondere l’informazione che rimane la droga più diffusa negli strati sociali altolocati o di rilievo, però diventa scandalo solo quando si vuole distruggere l’immagine pubblica di qualcuno.
Inoltre, è utopia pensare che fosse davvero riuscita a entrare a far parte di un festival trasmesso in diretta mondiale, organizzato e finanziato dai centri governativi europei.
Perché non diventa scandalo quando si parla delle logiche di sfruttamento economico radicate da anni in Bolivia nelle piantagioni di coca?
E ancora: dettagliate analisi condotte in Europa dimostrano l’impatto distruttivo causato dall’abbondante presenza e dal conseguente consumo di cocaina e di altre droghe tra i ragazzi.

Il filosofo italiano Umberto Galimberti in più testi e in numerose conferenze riporta la sua teoria secondo cui si sta concretizzando nelle generazioni moderne il fenomeno del Nichilismo, che Nietzsche aveva preannunciato attraverso le sue opere. Infatti, si sta diffondendo a macchia d’olio una depressione che colpisce le menti giovani e che ha radici sociali, in quanto è dovuta a un senso di precarietà verso il futuro e a una percezione di inutilità personale nel presente. Questi due fattori producono un vuoto esistenziale che viene colmato con sostanze stupefacenti e alcool. Nei casi estremi, si arriva al suicidio, fenomeno drasticamente in aumento tra i ragazzi in Italia (quasi uno al giorno si toglie la vita senza un motivo chiaramente identificato). Eppure ai giornali non importa niente della sofferenza dei giovani, i quali dovrebbero costituire la risorsa primaria di forza e di energia per un naturale sviluppo culturale e collettivo. Non è uno scandalo e non è materiale utile su cui spendere parole: ne conseguirebbe un necessario investimento di molto più tempo e molti più soldi e tanto meno rientrerebbe in un profondo interesse verso i giovani da parte della maggioranza che detiene il potere di cambiare le cose, la quale agirebbe solo nell’interesse di placare una caotica morale collettiva in fermento.

Come se non bastasse, ai margini di tutta questa vicenda, non è venuta a mancare un’esplosione di polemica social nei riguardi della vittoria stessa della band italiana. L’Italia ha la possibilità di respirare aria fresca dopo un anno e mezzo di soprusi nel mondo artistico e colmo dei colmi da parte di chi arrivano innumerevoli critiche? Musicisti italiani già affermati, professori italiani, ragazzi italiani che da anni covano il desiderio di fare carriera musicale come quella dei Måneskin, senza però lasciarsi mai travolgere dal coraggio e dall’intraprendenza.

Forse in questo momento sto creando l’ennesimo contenuto spazzatura riguardo all’accaduto, cadendo anche negli stessi errori della rivista francese, con un esplicito schieramento e una carenza di argomentazioni utili al fine di una critica completa. Forse nemmeno la band stessa si è fatta sgualcire dall’accusa, godendosi così la gioia della vittoria senza macchiarla con la solita rabbia verso il “sistema”. Io però sono indignata e voglio un confronto: perché non siamo ancora capaci di godere collettivamente della bellezza, della gioia, dei trionfi in modo limpido e realista?

L’ottica di globalizzazione, incentrata sulla capitalizzazione di ogni aspetto della vita e sull’unico valore del denaro, storpia il concetto di priorità e acceca la ragion pura, ostacolando un’evoluzione del pensiero.

Un sentimento radical-chic, interiorizzato da chi pensa di possedere la conoscenza assoluta, e la sua conseguente arroganza verso il mondo, nasconde, invece, un senso di umanità grottesca.

Eurovision 2021

A chi mi legge e con la coda di paglia è restio alle mie parole per il semplice fatto che ci si ritrova in pieno: per favore, provate a fare il seguente esercizio.
Cercate un luogo tranquillo e isolato, lontano dai vostri riferimenti quotidiani, in un momento della settimana in cui potete decidere di interrompere in via temporanea i vostri impegni lavorativi, sociali o familiari. Cercate di entrare in uno stato di meditazione: ognuno possiede una sua tecnica specifica per estraniarsi dalla quotidianità, l’importante è cercare di convincersi di non possedere giudizio, esperienza e gusti personali. Cercate di raggiungere un flusso di coscienza neutro, svincolato dalla vostra personalità. Provate a toccare con le emozioni la vostra razionalità e se riuscite a immettervi in questa condizione, iniziate a guardare l’ultima esibizione dei Måneskin all’Eurovision, quella successiva alla scoperta della loro vittoria.
Noterete con certezza alcuni aspetti lampanti: un esibizionismo che sfocia nella percezione di ciò che oggi si considera “trash”; una forma musicale grezza; una mancanza di intellettualismi. Non è di sicuro una vittoria perfetta, che possiede tutti i fattori di virtuosismo. Quanti successi e miti artistici del passato, però, presentavano numerose lacune? E quante volte cerchiamo di ripetere a noi stessi e agli altri, come consiglio di vita, di non guardare a ciò che manca ma di concentrarsi solo sulle qualità che già si possiedono per sfruttarle e svilupparle?
Credo che si possa trovare un significato molto più profondo al di là dei movimenti di Damiano o delle frasi urlate alla fine di qualsiasi esibizione: sono un gruppo di giovanissimi che cercano di esprimere in qualsiasi modo il loro amore per la vita, passione sfrenata grazie alla quale hanno scommesso sulle sue potenzialità come pochi fanno oggi. Dalle strade di Roma al palco di Rotterdam, hanno dimostrato tutto il loro coraggio nel comunicare unicamente la loro vera indole, camminando su un sottile filo d’equilibrio tra pazzia e razionalità. Sono autentici, caratteristica preziosa in quanto sempre più rara, e liberi dal giudizio altrui, affamati di ciò che il mondo può offrire loro e spinti da una curiosità disarmante, che li porterà a conquistare molto più di quest’ultimo palco. Stanno cercando di sviluppare differenti forme di linguaggio, continuando a esprimere verità senza filtri, con la schiettezza di chi non ha niente da nascondere. Una multicromia di umanità che tocca molto più da vicino le corde della mia anima artistica in confronto a un intorno culturale che si mostra superiore, ma che in realtà necessita di “urlare al lupo” verso una distrazione mediatica per nascondere le profonde mancanze morali.

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