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Cinema

Sylvette Baudrot

Cinema mon amour

Alain ResnaisIl tradizionale convegno della manifestazione Lo sguardo dei maestri, organizzato a Pordenone da Cinemazero, il Centro Espressioni Cinematografiche e la Cineteca del Friuli, è stato un’occasione di incontro e discussione tra studiosi e ricercatori sul maestro della nouvelle vague francese Alain Resnais. Già dal titolo, L’avventura dei linguaggi, il convegno intende mettere a fuoco le diverse sperimentazioni a cui Resnais ha sottoposto il linguaggio cinematografico fin dai suoi esordi. Al centro del programma il tema dell’immaginario, investigato in chiave estetica e sul versante della rappresentazione dello spazio, caratteristica che appare di rottura e che fa annoverare Resnais tra gli autori sui generis, a detta di alcuni critici “inclassificabile”.

Tutt’oggi il cinema di Resnais continua a far discutere i cinefili più appassionati ma anche gli spettatori comuni, così come dimostra Cuori, ovvero l’ultimo intenso film dell’ottantaquattrenne regista, che gli è valso il premio Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia 2006. Interamente girato a Parigi, nel quartiere che ora ospita la nuova bellissima sede della Cinématheque Française, Cuori è un film corale che intreccia le vicende di cinque personaggi della media borghesia cittadina. Ecco allora apparire l’affascinante Nicole, ansiosa nel cercare invano di recuperare il suo rapporto con il fidanzato Dan, ex militare con problemi di alcolismo; oppure Thierry, agente immobiliare frustrato per la sua esistenza in totale solitudine, se non fosse per la presenza della giovane sorella Gaelle, molto carina, anche lei alla ricerca disperata dell’anima gemella. Una neve incessante accomuna la solitudine di questi personaggi, come fosse l’unico e l’ultimo anelito di quei cuori vicini senza esserlo davvero, che influiscono gli uni sugli altri senza volerlo.

Tutto giocato in spazi interni che si alternano ritmicamente come scenografie che nascondono una quinta, Cuori è l’adattamento dalla piéce teatrale Private fears in public places del drammaturgo inglese Alan Ayckbourn, dal quale Resnais aveva già tratto il suo Smoking/No smoking nel 1993, e si avvale di un formidabile cast di interpreti, tra cui Sabine Azéma, André Dussolier, Pierre Arditi, Claude Rich e Laura Morante.
Il filo conduttore che attraversa il film è l’idea che “il destino, le nostre vite sono tutte guidate”, afferma Alain Resnais, così come i personaggi sono “come insetti che lottano per sfuggire alla trappola. Ogni volta che uno di loro si muove, lo spostamento si fa sentire anche altrove sulla tela, su qualcuno che tuttavia può non avere nessun legame con chi si è mosso per primo”. Fin dalle prime immagini le vicissitudini di uno si incastrano con quelle dell’altro, sicché diventa quasi impossibile seguirne l’ordine logico-temporale; Resnais dirige piuttosto secondo quello che potremmo chiamare “il tempo delle emozioni” e degli umani sentimenti. Già il titolo, Cuori, dichiara gli intenti registici.

Sylvette Baudrot Il convegno di Pordenone, insieme ai contributi di noti studiosi ed esperti di cinema quali René Predal, Peter von Bagh, Antonio Costa, Jean Pierre Berthomé, ha presentato la testimonianza speciale di Sylvette Baudrot, storica collaboratrice e segretaria di edizione di Alain Resnais.
Nata ad Alessandria d’Egitto, città cosmopolita, Sylvette Baudrot frequenta i corsi della scuola di cinema di Parigi, e grazie alla sua perfetta padronanza della lingua inglese, inizia a lavorare in qualità di segretaria di edizione per numerose produzioni cinematografiche.
Nel 1959, l’incontro con il cineasta Alain Resnais in occasione della lavorazione del film Hiroshima Mon Amour segna l’inizio di una collaborazione che attraversa quasi cinquant’anni di storia del cinema, passando per i capolavori Je t’aime je t’aime, La vie est un roman, Smoking e No Smoking, Mélo fino ad arrivare all’ultimo Cuori premiato alla Mostra del Cinema di Venezia con il Leone d’Argento 2006.

Sarah Gerbitz (SG): La sua testimonianza ci ha colpito per un aneddoto sulla lavorazione del film Hiroshima mon amour riguardante l’uso della fotografia: di che cosa si tratta esattamente?

Sylvette Baudrot (SB): Per le riprese di Hiroshima mon amour, Resnais poteva portare in Giappone un solo fotografo e non voleva il capo operatore. Gli interessavano due tipi di fotografia ben distinta, che si poteva ottenere usando due pellicole: in Giappone si usava la Fuji, per le riprese francesi la Kodak. Quindi, una volta tornato in Francia, Resnais impedì a Sacha Vierny (il capo-operatore responsabile delle riprese girate in Francia) di visionare il materiale girato in Giappone affinché non ne venisse influenzato.

SG: Come ha iniziato a collaborare con Resnais?

SB: Nel 1959 Resnais cercava una segretaria in grado di parlare l’inglese per le riprese in Giappone del film Hiroshima mon amour. Al nostro incontro mi chiese quale tipo di film mi piaceva e quali libri leggevo. Gli risposi che mi piaceva la commedia musicale americana, e per quanto riguardava i romanzi, amavo le storie con i detective, i romanzi polizieschi. Mi lasciò dicendo che mi avrebbe dato una risposta la settimana successiva. Quando telefonai mi rispose Marguerite Duras che stava lavorando con lui alla sceneggiatura di Hiroshima mon amour e disse: “Ho dimenticato il nome che avevo scritto, so solo che le piacciono i musical!”. Insomma, se ho lavorato per Hiroshima mon amour è stato grazie ai musical americani!

Una scena di Playtime

SG: Che tipo di regista è Resnais con i suoi attori?

SB: Resnais lavora con ciascuno di loro separatamente, gli mostra i passaggi del film, discute con loro del copione, e poi domanda allo sceneggiatore di tracciare la biografia di ciascun ruolo per conoscere il passato di ciascun personaggio dei film.

SG: Ieri sera abbiamo visto Cuori, l’ultimo film di Resnais che ha riscosso molto successo…

SB: Resnais è sicuramente molto apprezzato in Italia, più in Italia che in Francia! Aveva già vinto il Leone alla Mostra di Venezia con il film Muriel, il tempo di un ritorno, se non sbaglio, dove Delphine Seyrig vinse anche il premio per la migliore attrice. Anche per Hiroshima mon amour Resnais aveva domandato a Giovanni Fusco di scrivere la musica, poi aveva conosciuto Fellini, insomma, è molto attaccato all’Italia.

SG: Con quali registi ha lavorato oltre a Resnais?

SB: Ho avuto la possibilità di cominciare grazie alla conoscenza dell’inglese e la fortuna di lavorare con tanti registi americani che venivano a lavorare in Francia durante gli anni cinquanta. Ho lavorato nel film Atollo K di Leo Joannon, poi con Preston Sturges, George Stevens, Stanley Donen, Vincent Minnelli, Gene Kelly. Insomma con tutti i registi americani che hanno lavorato in Francia in quegli anni! Ma ho lavorato anche con registi francesi come Jacques Tati per Le vacanze di Monsieur Hulot, Mon oncle, Playtime e con Louis Malle per Zazie nel metrò, Vita privata, con la Bardot e Mastroianni, e in Lacombre Lucien con Vittorio Gassman, che poi ha interpretato anche La vita è un romanzo di Resnais.

Roman PolanskiHo lavorato assieme a Roman Polanski per la realizzazione di dieci film, da L’inquilino del terzo piano fino all’ultimo Oliver Twist. Ho lavorato anche in L’Americano di Costa Gravas,  nel film come sceneggiatore c’era anche Jorge Semprún , che avevo già conosciuto con Resnais per La guerra è finita dieci anni prima. E poi con Jean Marie Poiret…
Sì, in effetti ho lavorato con registi molto diversi, per film dallo stile molto diverso. Ho insegnato all’INSAS, la scuola di cinema di Bruxelles e adesso insegno alla FEMIS, la scuola francese per diventare segretaria di edizione.

SG: Ha mai pensato di diventare regista a sua volta?

SB: Mi hanno tante volte domandato perché non voglio fare la regista: il motivo è che non ho niente da raccontare, preferisco essere al servizio della gente che ha qualcosa da raccontare. Chi vuol fare il regista deve avere qualità completamente differenti, addirittura contrarie rispetto alla segretaria di edizione: un regista deve avere immaginazione, un certo grado di individualismo, per fare la segretaria di edizione bisogna essere a disposizione di tutti e non essere egoista.

SG: Le capita di frequentare il cinema anche da spettatrice?

SB: Certo, come ho già detto mi piacciono le commedie musicali americane, i film psicologici, i film comici. Non mi piace la science-fiction. Tra i registi, adoro Fellini, Antonioni, i giovani registi italiani. Mi è piaciuto molto La stanza del figlio, ma come si chiama il regista? Ecco, Moretti, mi è piaciuto molto La stanza del figlio di Nanni Moretti.

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