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L’anti-famiglia The Smiths

L’anti-famiglia The Smiths

The SmithsNel corso del 1982, Manchester assistette alla formazione di un pilastro decisivo per il movimento musicale indipendente: mi riferisco alla band The Smiths. Sebbene la loro storia di fatto non sia stata tra le più longeve – si separarono solo cinque anni più tardi, nel 1987 -, i componenti della caotica famiglia Smiths hanno saputo comporre melodie eteree, che appaiono scolpite da sempre come una pietra miliare.

Steven Morrissey alla voce, Johnny Marr – il cui vero nome è John Martin Maher, sostituito per semplificazione e per non creare confusione con l’omonimo batterista dei Buzzcocks – alla chitarra, Andy Rourke al basso, Miky Joyce alla batteria.

La vocazione di Steven Morrissey per la scrittura si sviluppa precocemente: fin dai tempi del college, si dimostra un ragazzo introspettivo e creativo, ma timido e frustrato. Figlio di una separazione genitoriale che lo costrinse a trascorrere molto tempo solo, si appassionò alla letteratura inglese, in particolare a Oscar Wilde. Intorno a questa sfera culturale, iniziò a costruire il suo universo immaginativo, in cui potersi proteggere dagli attacchi maldestri di un mondo esterno troppo distratto per una mente così sensibile. Non riusciva a integrarsi nella sfera sociale circostante e faceva ancora più fatica a comunicare i suoi elaborati pensieri, che sviluppava in chilometri di lettere intrise già di sogni.

Intorno ai vent’anni, fu attratto dalla scena glam, rock e punk del suo tempo e, lasciandosi ispirare da band come New York Dolls o Sex Pistols, oltre che da David Bowie e dai T.Rex, iniziò a familiarizzare con i locali inglesi dell’epoca. Nel 1978 suonava in gruppi di Manchester come The Nosebleeds o Slaughter and The Dogs.

Johnny Marr, quattro anni più giovane di Morrissey e come lui discendente di una famiglia irlandese, coltivò fin dalla prima adolescenza un’ambizione verso l’idea di una carriera musicale: all’età di tredici anni, sperimentò in guitars band come Paris Valentinos. Il leader di questo gruppo parla tutt’ora di Johnny con forte ammirazione, dichiarando che era in grado di dipingere melodie sul legno della chitarra con delicata disinvoltura. Infatti Marr imparò a suonare da autodidatta grazie ai dischi che ascoltava ripetutamente, sviluppando così un’interpretazione intensa e personale del suono che avrebbe voluto trasmettere. I suoi modelli si concentravano nel folk americano e inglese: Neil Young, Keith Richards e Roger McGuinn dei Byrds, da cui poi attingerà quel tipico suono jingle-jangle, che influenzerà future band come gli Oasis.

Steven MorrisseyL’incontro artistico tra i due avvenne solo nel 1982. Johnny Marr si recò a casa di Morrissey e là gli venne presentato da un amico comune, che tempo prima aveva tentato con Steven di fondare una band. John propose subito a Steven di formare un gruppo musicale, in un periodo in cui Morrissey stava abbandonando del tutto l’idea a seguito degli insuccessi passati. In modo inaspettato, però, quest’ultimo accettò l’offerta. In una giornata estiva dello stesso anno, i due si rinchiusero nella stanza di Marr e scrissero in ventiquattr’ore il primo brano Suffer Little Children. Sentirono l’esigenza di trovare un nome al progetto collaborativo che stava fiorendo e optarono per The Smiths. Le ragioni alla base della scelta furono due: da un lato, voleva essere una reazione nei confronti dei nomi usati dalle band synthpop che spopolavano in quei primi anni Ottanta, considerati troppo di fantasia e inutilmente pomposi (vedi Duran Duran); dall’altro, secondo lo stesso Morrissey, era il nome più diffuso tra le famiglie inglesi ed era tempo che la gente comune mostrasse il suo volto.

Dopo un provino, ingaggiarono Mike Joyce come batterista e scelsero come bassista il loro tecnico delle registrazioni Dale Hibbert. Debuttarono come band d’apertura al Ritz di Manchester nell’ottobre del 1982. In seguito a questa prima performance, si crearono divergenze tra il bassista Dale Hibbert e il resto del gruppo: pare che, per gusti personali, non fosse del tutto incline a rappresentare una band con tratti omosessuali. Infatti, Morrissey indossava abiti con caratteri femminili e le loro prime due performance furono accompagnate dall’esibizione dance di un suo caro amico, James Maker, che si presentò in tacchi a spillo e maracas. Nonostante non ci siano espliciti riferimenti a questo possibile fattore di contrarietà, a Dale venne richiesto di abbandonare il gruppo e fu sostituito con un amico d’infanzia di Marr, Andy Rourke.

Nel 1983 Morrissey e Marr, dopo aver ricevuto una serie di proposte da varie case discografiche, firmarono un contratto con l’etichetta britannica Rough Trade. Nella pratica legale non vennero coinvolti gli altri due componenti del gruppo e nemmeno venne discussa concretamente la gestione della spartizione economica. Questo passaggio rappresentò in seguito il fattore di rottura decisiva.

Suffer Little ChildrenL’ascesa artistica della band, fu molto rapida: in soli sei mesi passarono dall’essere perfetti sconosciuti a eclissare i gruppi per cui venivano chiamati ad aprire. Il loro brillante debutto con l’omonimo album The Smiths (1984) condusse a una scintillante raccolta di sessioni radiofoniche. Come riflesso simmetrico di questo repentino lancio al successo, non mancò l’oscuro lato di critiche e incomprensioni. Il pubblico doveva ancora essere educato al loro stile, alle loro idee innovative, alle loro forme di comunicazione. Le tracce Handsome Devil, Reel Around the Fountain e The Hand That Rocks the Cradle furono accusate di riferimenti pedofili, ripetutamente smentiti dalla band. Altre polemiche seguirono quando Suffer Little Children, il lato B del singolo Heaven Knows I’m Miserable Now, affrontò il tema degli omicidi dei Mori. Quando il nonno di uno dei bambini assassinati ascoltò per la prima volta la canzone da un jukebox di un pub, interpretò il brano come un tentativo di commercializzare gli omicidi. Si sollevò un polverone, placatosi solo a seguito di un incontro tra Morrissey e l’anziano signore, il quale accettò l’idea che la canzone fosse una sincera esplorazione del tragico impatto causato dagli omicidi. Morrissey instaurò inoltre un’amicizia con Ann West, la madre della vittima Lesley Ann Downey, citata per nome nella canzone.

Nel 1985 arrivò Meat is Murder, un album irregolare che spazia dalla poderosa rabbia vegana della title track allo struggente Well I Wonder. Il marcato passaggio del gruppo dallo scenario personale a quello politico, combinato con la sgargiante immagine da outsider accuratamente modellata di Morrissey, ha reso gli Smiths dei campioni per coloro che erano alienati dal materialismo e disgustati dal suo riflesso nella musica pop. Morrissey si schiera in modo decisivo contro le forme governative di Margaret Thatcher e contro il sistema reale. Inoltre, in questo album la band dimostrò di essere cresciuta musicalmente: Marr aggiunse riff rockabilly a Rusholme Ruffians e Rourke suonò un assolo di basso funk su Barbarism Begins at Home. Meat is Murder è stato l’unico album della band (a parte le compilation) a raggiungere il numero uno nelle classifiche britanniche. Nel corso del tour promozionale, gli Smiths stavano già ponendo le basi per la successiva raccolta The Queen is Dead (1986).

The Smiths

Nel periodo di massima potenza artistica, in cui la band beneficiava di un’immediata corrispondenza tra creazione e successo, i legami tra i componenti del gruppo stesso e i rapporti con la loro etichetta discografica iniziarono a incrinarsi. In primo luogo aumentò il consumo di alcol e droga tra i musicisti, eccezion fatta per Morrissey, portando ad episodi spiacevoli che danneggiarono l’immagine della band. Inoltre, Morrissey era convinto che l’agenzia Rough Trade Records non facesse abbastanza per sponsorizzarli. Il 12 dicembre 1986 tennero il loro ultimo concerto e poco dopo il loro contratto con Rough Trade Records fu rescisso.

Quando Strangeways, Here We Come fu pubblicato a settembre del 1987, la band si era già sciolta. Il crollo fu principalmente attribuito all’irritazione di Morrissey per il lavoro di Marr con altri artisti e alla frustrazione di Marr per l’inflessibilità musicale di Morrissey. In un’intervista del 1989, Morrissey parlò invece della mancanza di una figura manageriale e di problemi di business. È certo che il percorso finale di questo progetto artistico non fu dei più felici: non riuscirono a sfruttare l’onda di notorietà che li stava invadendo, la quale contribuì invece a disgregare l’affinità del gruppo. Durante la registrazione di Strangeways, Here We Come, furono più le volte in cui Marr o Craig Gannon – sostituto occasionale di Andy Rourke (per un periodo licenziato dal gruppo per la sua tossicodipendenza) e chitarrista di supporto – abbandonarono il lavoro che quelle in cui si respirò un’aria di serena collaborazione.

Johnny MarrI rapporti rimasero tesi per anni anche a seguito del loro scioglimento: Joyce denunciò Morrissey e Marr per ingiuste gestioni di royalties. Infatti, ai due ideatori del progetto musicale sarebbe spettato il 40% dei diritti d’autore, mentre a Joyce e Rourke solo il 10%, trasformandoli a livello legale in semplici collaboratori di un ipotetico duo artistico, facilmente sostituibili in qualsiasi momento. Joyce vinse la causa, Rourke cercò di seguire i suoi passi ma fallì nell’intento. Si riportano, inoltre, testimonianze di comportamenti machiavellici da parte dei due fondatori della band, oltre che un’arroganza egocentrica da parte di Morrissey nelle considerazioni espresse riguardo ai suoi vecchi compagni d’arte.

Rank fu il quinto e ultimo album della band inglese, che tra l’altro raggiunse il secondo posto nelle classifiche britanniche. Fu pubblicato come obbligo contrattuale dalla casa discografica Rough Trade nel settembre 1988. Venne infatti registrato il 23 ottobre 1986, prima della definitiva rottura.

The Smiths avrebbero potuto regalare al panorama musicale molta più intensità linguistica e melodica. Hanno dimostrato forza artistica, senza riuscire però a sviluppare allo stesso tempo una buona resilienza umana: si sono concentrati sulle tossiche ossessioni di ognuno, invece di riversare tutte le loro energie sulla genialità che possedevano e su cui dovevano lavorare. Di certo, l’ambigua personalità di Morrissey celava forti aspetti di controversia, in particolare per una mente abituata a pensare in solitaria e non educata al valore della collaborazione. Forse le loro sonorità continueranno ad echeggiare nel limbo del fascino proprio grazie a queste zone d’ombra, valorizzate da potenti fasci di luce, sancendo come eterno il loro timbro distintivo.

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