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Cinema

Quarant’anni di fandom italiano tra miserie e splendori

Per un meccanismo psicologico che nessuno ha mai saputo spiegarmi, ma del quale riscontro da decenni effetti estremamente tangibili, la fantascienza è un genere letterario che spinge gli appassionati più radicali, quelli del classico zoccolo duro, a un attivismo che può arrivare a punte frenetiche. Stando alla mia esperienza personale, solo la musica rock e generi affini alla sf come l’horror vantano una fenomenologia vagamente simile, anche se dubito che l’ipertrofia produttiva degli appassionati di fantascienza del mondo intero abbia eguali.

È da questa poderosa spinta che nasce il fandom, ovvero il regno degli appassionati (da “fanatic kingdom”, o forse da “fanatic domain”: non c’è uniformità di pensiero in merito), che celebra i propri riti collettivi (la spinta ha fortissime connotazioni sociali) nelle conventions e si autocelebra nelle fanzines, le riviste per appassionati (fanatic magazines). Attività tutte che, almeno in teoria, nascono all’insegna del piacere fine a se stesso, della voglia di comunicare, di esporre le proprie riflessioni sul genere, e di incontrarsi coi confratelli del credo fantascientifico; anche se, va aggiunto, come in ogni piccolo ambiente che si rispetti, non sono mancate né mancheranno in futuro le occasioni per esibizioni narcisistiche dei singoli fans. Ma direi che questo è ovvio e implicito nelle regole del gioco: il fascino dello specchio condiviso da altri occhi oltre ai nostri… Per di più, moltissimi fans coltivano la smodata propensione a diventare autori in proprio, dal che discende che talora le fanzines sono vetrine amatoriali per prodotti che il mercato commerciale non accetta. Niente di male in questo, almeno in linea di massima; poi bisognerebbe controllare caso per caso. Resta il fatto che non di rado il fandom è stato una brillante fucina d’autori: basti pensare al gruppo americano dei Futurians, attivo tra gli anni Trenta e i Quaranta, che vantava tra i propri adepti nomi come Isaac Asimov, Cyril Kornbluth, Frederik Pohl, Donald Wollheim, tutta gente che la storia della fantascienza l’ha scritta in prima persona.

La prima fanzine italiana nasce nel 1962, trentanove anni fa; ed è “Futuria Fantasia”, curata da Luigi Cozzi, che esce con un solo numero (ripubblicato l’anno successivo in una veste grafica molto migliorata grazie all’intervento di Ferruccio Alessandri). Nel 1965, en passant sulla scia della terza edizione del vecchio festival triestino, c’è l’esplosione del primo fandom, con una miriade di testate dalla vita molto intensa e molto breve, perché già nel 1968 si chiude bottega. Dopo qualche anno buio, la fenice risorge dalle proprie ceneri nei Settanta (e dai, concedetemi ogni tanto un briciolo di retorica), e da allora è stato un unico, continuo, rigoglioso fiorire di iniziative che procedono di buon passo ancora oggi. Con mutamenti importanti prodotti dall’incredibile sviluppo tecnologico di questi decenni: dalle fanzines dattiloscritte (la mitica “Plot-Plot” di Sandro Sandrelli) e ciclostilate (esempi innumerevoli) si è arrivati alle fanzines preparate e stampate col computer, che posseggono ovviamente una gradevolezza estetica molto superiore, e infine alle fanzines elettroniche tout court, disponibili solo sulla Rete telematica e, almeno a livello potenziale, dotate dell’immortalità che il cyberspazio consente. Oggi, fanzines come “Delos” e “Intercom” (per le quali sarebbe forse meglio parlare di prozine, cioè fanzines semiprofessionali; l’unico grosso difetto è che ancora non riescono a pagare i collaboratori!), presenti in Internet, sono la prosecuzione diretta della tradizione della rivista di fantascienza, ormai scomparsa dalle edicole italiane con grande dolore del popolo di aficionados.

La mostra che abbiamo allestito, con qualcosa come centocinquanta pubblicazioni amatoriali dai Sessanta a oggi, documenta in maniera concreta le varie fasi del fandom italiano e l’impatto delle nuove tecnologie. L’idea utopistica è di riuscire, su tempi non biblici, a produrre un catalogo totale delle fanzines italiane; per ora ci siamo accontentati di fornire un’immagine decisamente ampia e, direi, più che significativa. Muoversi su un terreno come questo comporta davvero il rischio di calpestare potenziali mine a ogni passo, un po’ perché in Italia manca un registro globale delle fanzines, un po’ perché, se già può essere difficile reperire materiali d’antiquariato (pardon, di modernariato) dell’editoria commerciale, agire sul mercato amatoriale aumenta i problemi in proporzione astronomica. Dico, quando gli stessi curatori di fanzines, io per primo, nemmeno ricordano di preciso cosa abbiano fatto e quando lo abbiano fatto…

Ciò che posso in estrema sincerità dire, come reduce e testimone del fandom italiano della seconda metà dei Sessanta, è che dall’esperienza delle fanzines, dalla mia epoca in poi, sono uscite molte delle personalità più importanti del campo. Autori, curatori editoriali, traduttori, docenti universitari che sulla fantascienza hanno tenuto corsi e scritto libri. La stessa composizione del panel del convegno che si intitola Antiche e nuove mappe dell’inferno: Quattro decenni di fandom italiano ne è ottima testimonianza. E varie generazioni vi sono rappresentate, decennio per decennio.

Il che non significa che siano state tutte rose e fiori. Per carità. A dire il vero, credo di avere ancora su qualche parte del corpo i segni di certe pugnalate che ho ricevuto, e qualcuno avrà i segni di quelle che ho inflitto io; e i pupazzetti per il voodoo, infilzati di spilli, allegati in invisibile omaggio ad alcune fanzines non si contano; e certo, qualche testa montata di meno avrebbe forse giovato alla causa… Ma insomma, si faceva e si fa tutto gratis, no? Per il piacere di farlo, giusto?

E, come diceva Totò, è la somma che fa il totale: questo totale, a me, nell’insieme appare più che positivo. Come minimo, degno d’interesse e riflessione.

Ite missa est.

Questo testo proviene da Science+Fiction zerouno, catalogo del Festival Internazionale della Fantascienza 2001. E’ possibile ordinarne una copia facendo click qui.

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