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Cinema

Attori Quarantenati Anonimi: sopravvivere alla quarantena grazie a Zoom

Monica FaggianiPubblicata sul canale Youtube di Top Hat Spettacolo Online, la web serie A.Q.A. Attori Quarantenati Anonimi, su testi di Isabella Rotti, sfrutta il diffondersi dell’utilizzo delle video chat durante il periodo della quarantena per portare all’attenzione dello spettatore le frustrazioni e le crisi d’identità di un gruppo di attori costretti all’inattività dalle circostanze avverse. Coordinati da una psicoterapeuta, Monica Faggiani, che a sua volta può essere considerata un caso clinico, i cinque personaggi, non potendo più esercitare il loro mestiere e quindi costretti a gettare la maschera che abitualmente indossano sul palco e a mostrarsi nelle loro debolezze quotidiane, si ritrovano a interagire in un contesto che sarebbe surreale se non riproducesse una realtà che ognuno di noi ha recentemente sperimentato.

I nove episodi finora caricati su Youtube, di una durata che va dai due minuti e mezzo ai quattro minuti e mezzo, ci introducono nelle vite di Piera (Paola Giacometti), attrice “dannunziana” che non esita a identificarsi con Eleonora Duse o Isadora Duncan e il cui leitmotiv è la celebre Pioggia nel pineto; Adriano (Arturo Di Tullio), che si considera un attore di primordine e ritiene di essere stato messo in ombra dalla notorietà di un altro interprete teatrale diventato per lui una sorta di Innominato o Lord Voldemort; Davide (Dario Merlini), suggeritore che si fa chiamare “consulente di scena” e viene perennemente ignorato da tutti, perfino dal software Siri che lo chiama Ludovico; Camilla (Cinzia Brugnola), che blocca su Whatsapp anche la madre perché è talmente smemorata da non ricordarsela e Marco (Michele Basile), attor giovane la cui passione per la cucina lo spinge a pensare solo al cibo. Al gruppo andrà ad aggiungersi anche la “tragica”, ovvero la madre di Marco (Sonia Grandis), così soprannominata per il suo eloquio e il suo citare Delfi e Giocasta.

Attori Quarantenati Anonimi

La struttura prevede lo schermo suddiviso in quattro, in quanto i protagonisti sono appunto in videoconferenza su Zoom, e a parte la psicoterapeuta che costituisce il personaggio fisso, gli altri alternano la loro presenza a seconda delle esigenze. Uno dei punti di forza è il montaggio di Antonella Rotti che permette l’interazione costante degli attori con esilaranti passaggi, tra una schermata e l’altra, di filoncini di pane, foglietti, ciotole di baccalà mantecato, sciarpine e tutti quegli oggetti che, nella vita normale, chiunque avrebbe potuto scambiare con amici e colleghi e invece, in una realtà che ha finito tragicamente per superare la fantasia, non è stato più possibile.

I diversi episodi non hanno una trama definita ma si focalizzano sulla comunicazione umana in quel preciso contesto di reclusione e inattività forzata. Ognuno dei personaggi sembra soffrire dell’esigenza di sfogare in qualche modo la propria vena attoriale, ma essendo impossibilitato a farlo, si ritrova obbligato a ripiegare sulla sua fragile umanità, con risvolti da teatro dell’assurdo. Le suonerie del cellulare della psicoterapeuta – dove le tagliatelle di nonna Pina si alternano alla Berté e alla musica new age di Enya –, e l’attrazione che nutre nei confronti di Giuseppe Conte prendendo per oro colato ogni sua dichiarazione, mettono in risalto la situazione di confusione mentale di cui tutti, anche coloro che dovrebbero aiutare gli altri mantenendo una certa stabilità, finiscono per essere vittima.

Il titolo è tratto dall’acronimo A.K.A. (Also Known As) utilizzato in riferimento agli pseudonimi di celebri personaggi e qui sostituito dalla più attuale condizione di quarantena. Gli attori rendono efficacemente le peculiarità che contraddistinguono ogni personaggio, ma una durata più equilibrata degli episodi, dal mio punto di vista, prolungherebbe il divertimento dello spettatore e darebbe anche maggiore coerenza al tutto.

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