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Cinema

Ekachai Uekrongtham

Beautiful Boxer

Immagine articolo Fucine MuteXenia Docio Altuna (XD): Beautiful Boxer è il suo primo film, ma prima di approdare al cinema ha lavorato in teatro, nell’Action Theatre. Ci può parlare del suo lavoro teatrale e di come ha condizionato il suo cinema?

Ekachai Uekrongtham (EU): Ho lavorato in teatro per tanto tempo, ho iniziato il teatro professionale nel 1997. Ho fatto tanti lavori con opere di lingua inglese, e con i musical. Per me il teatro è un mezzo per esprimere le mie opinioni sul mondo sociale. Nelle opere che ho diretto in passato, includendo Viva Viagra!, che parla di quello che è successo quando il viagra è arrivato sul mercato, mostravo come si comportano gli esseri umani in determinati ambienti o situazioni.
Ho fatto il mio primo film perché uno studio in Tailandia ha visto un mio musical, mi ha cercato e mi ha proposto di fare un film per loro. Mi ha sempre interessato la storia di Nong Toom perché  ritenevo fosse una storia piena di contrasti: infatti, come può chi combatte come un uomo diventare una donna? Lui si fa strada in uno sport molto maschile come il kickboxing per raggiungere una totale femminilità. È una storia molto complessa ed è per questo che ho deciso di trarne un film.

D: Per girare il film ha usato la sua esperienza teatrale oppure ha dovuto cambiare notevolmente il suo modo di lavorare?

EU: Non sarei stato capace di girare questo film senza la mia formazione teatrale. Credo che il teatro mi abbia insegnato a lavorare con gli attori, a tirar fuori il meglio di loro. Il teatro mi ha insegnato ad avere una visione globale della storia che si vuol raccontare. La grossa differenza fra il teatro e il cinema è che quando fai teatro ti affidi molto al testo e ai dialoghi. Il film invece ha un linguaggio più visivo e quindi ho dovuto ragionare in modo nuovo: invece di pensare a delle persone che parlano, dovevo riflettere su come raccontare la storia attraverso le immagini.
Ho cercato di creare delle immagini che avessero un senso di per sé, senza usare troppo le parole. Questa è stata la grande differenza, la grande sfida. Ho scritto la sceneggiatura con un amico e all’inizio c’erano tanti dialoghi che poi abbiamo dovuto tagliare: ho capito che un film è molto più potente se si riesce a comunicare i concetti attraverso le immagini, come succede con un quadro.

D: Crede che avrebbe potuto raccontare questa storia anche in teatro?

EU: Prima d’iniziare a fare del cinema, tanti critici dicevano che i miei lavori teatrali erano molto cinematografici, quindi non lo so. Ho sempre voluto fare del cinema, sono un vero appassionato. Quando ero piccolo, mio padre mi portava al cinema tutte le settimane: eravamo abbastanza poveri e allora io e i miei due fratelli dovevamo condividere un unico posto a sedere. Quando poi sono cresciuto è stato molto speciale avere un posto a sedere tutto per me: era un lusso!
Fin da quando ero bambino ho desiderato girare dei film, ma mi è capitato poi di fare teatro perché a Singapore non si faceva cinema: non era un’alternativa possibile. Comunque il teatro è diventato la mia prima moglie e perciò l’amerò sempre.

XD: Quali sono i suoi referenti cinematografici?

EU: Mi piacciono i lavori di grandi registi quali Ang Lee o Zhang Yimou, che sono i miei preferiti. Credo che i film di Zhang Yimou siano molto ricchi per il potere evocativo delle loro immagini, raggiunto grazie al suo possesso del linguaggio cinematografico. Sono lavori di qualità. Ang Lee mi piace perché è molto abile nel lavoro con gli attori, che riescono a realizzare delle interpretazioni molto naturali. Mi piace anche come ritrae il mondo della famiglia tradizionale, m’interessano le sue idee sulla famiglia. Infine ammiro i lavori di Pedro Almodovar, perché sono molto emotivi e drammatici.

D: Il ragazzo che fa la parte del boxer è un vero kickboxer, un professionista, che ha imparato a recitare. Come mai ha scelto un pugile e non un attore?

EU: Perché Nong Toom era un kickboxer molto bravo, e avevo paura che se avessi offerto la parte ad un attore invece che a un kickboxer, io non sarei stato in grado di aiutarlo a diventare un vero boxer. Al contrario, sapevo che avrei potuto aiutarlo a diventare un bravo attore, perché questo è il mio mestiere.
Ho quindi scelto un kickboxer professionista che non aveva mai recitato. Ho lavorato sodo con lui per oltre sei mesi: ha dovuto imparare a recitare, ha frequentato lezioni di danza classica, ha cambiato pettinatura, ed ha imparato a camminare come una donna. Si è impegnato molto.

Immagine articolo Fucine Mute

XD: Che importanza ha la musica nel film?

EU: È molto importante. Per la mia formazione teatrale, penso che la musica possa trasmettere tanta emozione. Ho lavorato con un compositore italiano che vive in Tailandia per creare un grande tema, una lunga canzone. Gli ho detto che la storia parla di una ricerca dentro se stessi, e che volevo che la musica esprimesse questo senso di ricerca. Capita a volte che ti sembri d’aver trovato quello che vuoi e ne sei felice, ma dopo ti rendi conto che non è quello che volevi, e ancora più tardi ti sembra di ritrovarlo nuovamente. Lui ha scritto una bellissima sinfonia, che ha diviso per le diverse parti del film. Ha anche giocato con l’uso di vari strumenti musicali, alcuni occidentali ed altri tradizionali. A volte gli strumenti occidentali rappresentavano il movimento maschile e quelli tradizionali il movimento femminile. Altre volte abbiamo invece scambiato i ruoli. Mi sono molto divertito lavorando sulla colonna sonora.

D: Sembra un film ancor più occidentale di quanto lo siano altri film cosiddetti occidentali. È d’accordo?

EU: Sì, può essere perché ho lavorato tanto a Singapore, che è molto occidentale. Inoltre, ho lavorato per la compagnia che ha prodotto Miss Saigon, quindi posso aver preso qualcosa da queste esperienze.

D: Per quanto riguarda il discorso della transessualità, come ha reagito il suo paese a tutto questo, è stato uno scandalo?

EU: Credo che in Tailandia le persone siano più tolleranti verso i transessuali rispetto agli altri paesi asiatici, forse perché la Tailandia è un paese fondamentalmente buddista. I buddisti credono che i transessuali tali perché nella vita precedente hanno fatto qualcosa di cattivo: hanno un karma negativo e pagano in questa vita diventando transessuali. Persino Nong Toom crede che se accumulasse tanto karma positivo in questa vita, nella prossima nascerebbe donna oppure uomo, non importa, ma con la testa e il corpo in sintonia. Credo che la gente abbia più compassione grazie al buddismo.

D: Sì, ho notato. Più che nella nostra cultura…

EU: Sì, tanta in più. Penso che il peggiore atteggiamento verso i gay sia dire che la loro sia una scelta e non il destino. È un atteggiamento diverso.

Beautiful Boxer


Regia: Ekachai Uekrongtham
Sceneggiatura: Ekachai Uekrongtham, Desmond Sim Kim Jin
Produzione: GMM Grammy Public Co. Ltd.
Fotografia: Choochart Nantitanyatada
Montaggio: Dusanee Puinongpho
Musiche: Amornbhong Methakunbudh
Cast: Asanee Suwan, Sorapong Chatree, Orn-Anong Panyawong, Kyoko Inoue, Sitiporn Niyom
Durata: 118 min.
Anno: 2004
Sito ufficiale: www.beautifulboxer.com


Nato in una famiglia di contadini tailandesi, il piccolo Nong Toom, da sempre attratto più dai fiori e dai rossetti che dal diventare un monaco buddista o un lottatore, è costretto per caso ad affrontare un incontro di thai boxe ad una fiera di paese, dimostrando un impensabile quanto naturale talento per il ring. Sogna di diventare donna, ma per aiutare la poverissima famiglia Nong Toom è costretto a dedicarsi all’attività agonistica. Finché un giorno, quella sua innata femminilità maldestramente repressa, viene incoraggiata dal suo trainer. In un crescendo di successi e scherni, Nong Toom diventa un campione imbattibile. Sbeffeggiato dai giovani atleti suoi compagni, venerato dal pubblico come una divinità. Ma le sue fatiche saranno ripagate. Famoso e ricco finalmente realizza il sogno della sua vita. Una storia vera, ispirata alla incredibile vita della modella e attrice televisiva tailandese Parinya Charoemphol.

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