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Cinema

Morgane: la genialità secondo i franco-belgi

Morgane: la genialità secondo i franco-belgi

Morgane detectivePoco tempo fa, svolgendo un sondaggio di validità zero tra i miei coetanei quarantenni, ho scoperto che ormai quasi nessuno guarda più le serie tv trasmesse dalla Rai o da Mediaset ma esclusivamente quelle offerte dai servizi a pagamento. Siccome il mio tempo lo trascorro più tra i libri che davanti allo schermo, il risultato è che mi accontento di quello che le due reti principali italiane propinano allo spettatore, con la conseguenza che spesso e volentieri spengo la Tv prima ancora che l’episodio in onda sia concluso.

A partire dall’anno scorso, la Rai, per creare un po’ di alternanza con le produzioni locali e risparmiare anche soldi, ha iniziato a trasmettere la serie franco-belga Morgane, detective geniale, in originale semplicemente HPI – Haut potentiel intellectuel, che in Francia e Belgio ha conquistato milioni di telespettatori mentre qui non è riuscita ad arrivare a quei livelli. La serie ha per protagonista una donna delle pulizie, dalla vita incasinatissima, che grazie al suo alto potenziale cognitivo diventa consulente della polizia giudiziaria di Lille.

Il personaggio, come regola vuole quando si ha a che fare con qualcuno di “diverso”, è concepito in modo da risultare o simpaticissimo o estremamente irritante, e la sua peculiarità è sottolineata dal colore dei capelli e dai suoi abiti e accessori che fanno sì che spicchi anche in mezzo a una folla di tifosi da stadio. La dose, neanche tanto leggera, di problemi personali che le viene caricata sulle spalle, ha il banale scopo di dimostrare che avere un’intelligenza superiore non significa essere perfetti, e si pone l’obiettivo di avvicinare maggiormente la figura di Morgane allo spettatore, rendendola più umana, e quindi fallibile. Tuttavia, proprio l’eccessivo numero di guai che la sua personalità le causa nella vita privata rischia di avere l’effetto contrario su chi guarda, spingendolo a provare distacco: è disastrosa nei rapporti sentimentali; i figli non la amano, la sopportano; non sa gestire una casa; i conti non li paga mai ma li cestina; non sa cosa sia l’empatia e si suppone che i soldi che guadagna come consulente li spenda solo per il guardaroba, visto che sfoggia eccentriche mise che cambia minimo tre volte al giorno. Nella sfera lavorativa le cose non vanno meglio, in quanto risulta evidente il sentimento di simpatia/antipatia che i colleghi nutrono nei suoi confronti proprio per il suo atteggiamento. Consola, però, il fatto che gli sceneggiatori abbiano mantenuto una certa coerenza: nel corso delle due stagioni, ogni volta che si manifesta qualche segnale di amicizia (come quando la ospitano, con la famiglia, nei loro appartamenti), la situazione viene riequilibrata da un nuovo atto “egoistico” di Morgane che riporta i rapporti all’originaria freddezza.

Morgane (un fotogramma)

Personalmente, apprezzo l’interpretazione clownesca di Audrey Fleurot che immerge il personaggio in un suo mondo mentale, come se gli avvenimenti che la circondano non la toccassero affatto o solo fino a un certo punto, ma mi sarei aspettata qualcosa di più. Penso che, nel 2022, presentare un personaggio “diversamente dotato” con i capelli rossi, la minigonna tigrata e gli orecchini a pagoda non sia un passo avanti rispetto a un Detective Monk che, nel 2010, se ne stava tutto impettito nei suoi vestiti e urlava ogni volta che qualcuno inavvertitamente gli rovesciava addosso un caffè. Sono due visioni estreme della persona con intelligenza superiore, ed entrambe non rispecchiano completamente la realtà ma contribuiscono a darne un’idea sbagliata. Una persona di grande intelligenza può essere senza dubbio anche molto eccentrica, ma non può accumulare in sé tutti i difetti di questo mondo. Analizzando il carattere di Morgane, invece, si fa fatica a trovare in lei qualcosa di positivo che non sia l’intelligenza: la sua dote le fa prendere la vita com’è e questo è un bene, ma nella serie non viene introdotto un singolo personaggio che funga da amico, da sostegno o che ne apprezzi veramente la personalità. Morgane è come una meteora, tutti la vedono passare, ma tutti la evitano, quando invece bisognerebbe inserire anche quegli elementi, non legati al quoziente intellettivo, che ne fanno una persona valida agli occhi degli altri. La sua mancanza di empatia è realistica – ed è anche vero che spesso, le persone con intelligenza di questo tipo, non percepiscono che chi li circonda li trova fastidiosi – , ma non si evolve e non viene approfondita, e anche se si tratta di un personaggio vincente (risolve praticamente tutto lei, mentre i colleghi fanno da contorno) finisce per essere perdente perché è sola; proprio sola nel senso che non esiste nessuno in grado di capirla all’interno del contesto familiare o lavorativo (e tralasciamo l’ipotetica liaison con il collega, costruita per fare contento lo spettatore e destinata a durare l’arco di una puntata).

Morgane (un fotogramma)

Il modo in cui risolve i casi, e il fatto che la risoluzione venga introdotta tramite inserti che permettono di capire quello che il suo cervello sta elaborando, rende la trama più scorrevole ma fa passare tutti per dementi. Nel senso che lei assume il tono della maestra che spiega il ragionamento all’alunno duro di comprendonio infarcendo il tutto con allegre scenette. L’idea può anche essere graziosa, ma se ripetuta in continuazione, annoia.

Lato costumi, suggerirei ai franco-belgi di dare un’occhiata a quelli di Imma Tataranni; ovvero, come essere piacevolmente eccentrici, senza risultare eccessivi. Credo che potrebbero ricavarne ottimi spunti.

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